Solo a Bologna, credo, si può dire che le torri camminavano!
Quello che sto per raccontarvi non è leggenda, è accaduto davvero, e se vi foste trovati a passare per Strada Maggiore il 12 agosto 1455 lo avreste visto anche voi.
Il campanile della chiesa di Santa Maria della Magione sporgeva in mezzo alla strada, intralciando il passaggio, per questo Achille Malvezzi, cavaliere di San Giovanni di Rodi, sotto la cui giurisdizione si trovava la chiesa interessata, commissionò al giovane ingegnere Aristotele Fioravanti lo spostamento della torre.
Fioravanti si era già distinto anni prima per aver contribuito all’installazione sulla torre dell’Arengo di una grandissima campana, sostituita dopo pochi anni con una ancora più grande e del peso di 12.000 libbre.
Il Malvezzi, colpito dall’abilità del giovane Fioravanti, decise di assegnargli il difficile incarico.
Fu quindi predisposto uno scavo attorno alle fondamenta della torre, il cui “trasloco” era previsto per l’8 agosto ed un gran numero di curiosi si radunò per assistere all’evento. Poco dopo l’inizio dei lavori, però, iniziò a piovere ed alcune travi si ruppero, provocando l’inclinazione di circa mezzo metro del campanile verso la chiesa. I lavori furono sospesi e Aristotele Fioravanti si diede subito da fare per drizzare la torre mentre nessuno credeva più che sarebbe riuscito nell’impresa.
Quattro giorni dopo si riprese lo spostamento e la folla accorse di nuovo incuriosita. Per tranquillizzare gli animi Aristotele Fioravanti fece salire suo figlio in cima alla torre, che fu trascinata senza ulteriori problemi per 13 metri e lì rimase fino al 1825, quando fu demolita.
In strada Maggiore trovate ancora una targa con su scritto: “Nell’anno 1455 Aristotele Fioravanti bolognese con nuovo ardimento qui trasportò intatta per ispazio di più che 13 metri la torre di Santa Maria della Magione alta 25 metri che fu demolita nel 1825”.
Dopo questa dimostrazione d’ingegno Aristotele Fioravanti fu chiamato a lavorare da più parti, anche a Venezia, a raddrizzare torri ed altro, ma lavorò moltissimo anche come ingegnere idraulico, soprattutto per Francesco Sforza.
La troppa fama, però, gli attirò anche le invidie di molti e con esse l’accusa di essere un falsario. Fu per questo che se ne andò a lavorare addirittura per lo Zar di Russia Ivan il Grande.
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